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Unimore, una città nella città.






                  Sono già passati sei anni da quel 1° novembre del 2013, quando l’Università di Modena e Reggio Emilia mi riservò l’ono-
                  re di assumere l’incarico di Rettore di una delle Istituzioni di studio più antiche e autorevoli del nostro Paese. Oggi mi
                  trovo a salutare, ringraziare e abbracciare le persone che mi hanno accompagnato lungo questo percorso e, soprattutto,
                  a rivolgere un sincero e affettuoso benvenuto al Professor Carlo Adolfo Porro, nuovo Magnifico Rettore di Unimore.
                  È difficile fissare i tanti passaggi di questi anni di impegno e di lavoro. Per i numeri e i risultati vi rimando alle pa-
                  gine seguenti che, come vedrete, seguono l’ordine cronologico delle aperture degli Anni Accademici della nostra
                  Università. In questa presentazione, perciò, consentitemi soprattutto di ricordare i momenti e le situazioni che
                  hanno caratterizzato un periodo di vita, per me, assolutamente indimenticabile.
                  I tanti incontri, quelli istituzionali e con personalità autorevoli, ma anche e soprattutto le innumerevoli occasioni
                  di confronto con e tra le diverse componenti di Unimore, le riunioni di programmazione, le emergenze (come nel
                  caso del terremoto) e i tanti problemi che ogni giorno abbiamo dovuto affrontare. Non è un plurale maiestatis, il
                  mio. Quando dico noi intendo proprio l’insieme delle persone che con il loro lavoro e il loro impegno rendono
                  possibile il funzionamento di una macchina complessa e vasta com’è diventato il nostro Ateneo.
                  E qui spendo qualche numero: oggi, alla fine del 2019, abbiamo superato quota 25.000 studenti; 4.720 ai corsi di laurea magi-
                  strale; a questi si aggiungono master e corsi post-laurea. Per il sesto anno consecutivo sono cresciute le immatricolazioni, con
                  un più 33% nei sei anni, passando dalle 6.440 matricole del 2013 alle 8.565 di quest’anno. Siamo tra le prime venti grandi
                  Università italiane e siamo al primo posto per occupazione di neolaureati.
                  È merito di tanti. Dell’impegno dei docenti e di chi, tra loro, si è assunto l’onere di partecipare alla gestione e
                  all’organizzazione delle strutture. È merito dei ricercatori, di tutto il personale, dei dirigenti e, lo dico senza timori
                  di smentita, è merito degli studenti: noi abbiamo fatto il possibile per creare le condizioni migliori per la didattica e
                  per lo studio, ma poi sono loro a dover mettere impegno e determinazione, caratteristiche che portano gli studenti
                  Unimore a essere in testa alle classifiche nazionali per capacità di concludere il loro percorso nei tempi giusti.
                  Anche questo significa essere un’Università europea e cioè avere la capacità di competere coi migliori, in Italia e all’este-
                  ro. Oggi Unimore si propone come Università ancor più moderna, internazionale, che dialoga mondo, grazie alla qua-
                  lità della sua ricerca e alla capacità di relazionarsi con il sistema economico e produttivo. Cercando e trovando alleanze,
                  come avviene per corsi interateneo con Bologna, Ferrara, e Parma, o avviando nuovi progetti come a Mantova e San
                  Marino. Ancora, seguendo il percorso dei progetti europei insieme alle istituzioni e alle imprese del nostro territorio.
                  Abbiamo firmato gli importantissimi accordi quadro con i Comuni di Modena e Reggio Emilia. Sempre più “Città Univer-
                  sitarie”, attraverso il consolidamento dell’identità di luogo, mediante l’elaborazione di una strategia comune, puntando
                  al rafforzamento del patrimonio culturale e scientifico, elemento essenziale alla crescita economica e sociale. Insomma,
                  contribuendo a migliorare la qualità della vita degli abitanti, siano essi cittadini o studenti universitari.
                  Abuso della vostra attenzione per una doverosa spiegazione sulla scelta della copertina di questa pubblicazione, ossia il
                  discorso di Pericle agli Ateniesi nel 431 A.C. (tratto da storie di Tucidide) per l’inizio della Guerra del Peloponneso. È un
                  elogio alla democrazia, come percorso di selezione dei migliori ma, soprattutto,  quale percorso aperto a tutti. Un messag-
                  gio che voglio far mio e rivolgere a tutti i futuri studenti di Unimore affinché “siano i costruttori del proprio futuro”.
                  Insieme all’orgoglio per i risultati ottenuti, coltivo anche la consapevolezza che il lavoro non è mai finito, che l’U-
                  niversità sta cambiando e che nuove sfide l’attendono, nel mondo e ancora insieme alle comunità che la ospitano,
                  perché Unimore è una città nella città.
                                                                                                                       Angelo O. Andrisano
                                                                                                                     Magnifico Rettore dell'Ateneo
                                                                                                        di Modena e Reggio Emilia (2013/2019)


                                                                                2
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