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Il prof. Giuseppe Boriani, dal 2015 è il direttore della cardiologia e UTIC sempre mantenuto un elevato livello di attività scientifica, che sono in contat-
dell’Ospedale Policlinico di Modena. Laureato in medicina nel 1984 con to con ricercatori di grande caratura internazionale, che ho fatto parte di co-
un dottorato in fisiopatologia cardiovascolare si occupa di tutta la car- mitati della società europea di cardiologia generale e del board della società
diologia con predilezione nei disturbi del ritmo cardiaco, dello scompen- europea dedicata alle aritmie e che sono nel comitato scientifico di una serie
so cardiaco e di alcune rare malattie come le malattie neuro-muscolari di riviste specializzate nello scompenso cardiaco e nelle aritmie, nonchè di
con uno specifico rischio aritmico. Un personale curriculum professiona- cardiologia generale, allora nel mio campo posso essere definito un’eccellen-
le invidiabile non solo a livello nazionale. Ci riceve, per questa intervista za. Qui a Modena, dopo un solo anno di attività, mi è stato consegnato il pre-
esclusiva, nel suo ufficio del Policlinico di via del Pozzo dopo un mattina-
ta trascorsa interamente in reparto. Il viso, pur tirato, ma accogliente e mio “Capitani dell’anno-Modena 2016” e lo considero un bel riconoscimento
sereno non nasconde un profondo amore per ciò che fa: un’attenzione del grande lavoro fatto con la mia equipe. Però per questa definizione su me
alle continue richieste dei medici del suo team, ma soprattutto una gran- stesso vorrei citare un famoso proverbio orientale “la virtù e la modestia non
de vigilanza per ciò che avviene nella sua divisione. appartengono a chi se ne vanta”.
Il Magnifico Rettore di Unimore quando assunse l’incarico si prefisse come uno dei Chiedo a lei come ho fatto con altri suoi colleghi, cosa distingue la cattiva dalla
suoi compiti principali di circondarsi, soprattutto nei reparti ospedalieri, di eccellen- buona sanità?
ze. Lei si considera tale? Una buona sanità è quella che decide, sul profilo del singolo paziente, cosa
Domanda un po’ complicata perché non vorrei passare per un egocentrico è meglio per lui. Gli parla, gli spiega che cosa si può attendere e usa in modo
ma se usiamo i parametri di produzione scientifica direi di sì. Se penso che ho appropriato le risorse disponibili. Una cattiva sanità fa medicina in modo au-
tomatico come se il paziente fosse un automa ad una catena di montaggio.
Noi dobbiamo trovare ciò che è il meglio per
ogni singolo ammalato pure in presenza di linee
guida generali. A ciò si associa il problema del-
le risorse economiche che in Italia sono molto
inferiori rispetto ad altri Paesi. Se guardiamo il
costo medio per cittadino ci accorgiamo che è il
30/40% in meno rispetto, per esempio, a quan-
to spende la Germania. Quindi l’aspettativa di
trattamenti complessi e costosi deve essere at-
tentamente valutata, specialmente in settori ad
alto uso di tecnologie come in cardiologia. Infi-
ne siamo il paese con un’aspettativa di vita tra le
più alte al mondo, oltre 82/83 anni e siamo al 2°
posto, dopo il Giappone, per anzianità.
Lei ha creato all’interno del Policlinico un reparto di
assoluto valore clinico. Cosa invidia a un ospedale,
per esempio statunitense o nord europeo?
Quello che fino a poco tempo si chiamavano “le
carte”. Mi spiego: in Italia si perde tanto tempo
in attività burocratiche che in molti Paesi sono
delegate ad altri. Le ore che noi dobbiamo dedi-
care a riempire formulari, moduli ecc. è tempo
tolto per insegnare agli studenti, ai medici di
formazione, per parlare coi pazienti, aggiornar-
si, studiare. A livello individuale la nostra sanità
non ha nulla da invidiare a nazioni nordiche ed
americane mentre dobbiamo cercare di copiare
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