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Vi ricordate Peter Ustinov il simpaticissimo attore e regista inglese do-
                  tato di humor molto “british” che, con tanto di capelli e barba bianca, è
                  l’accattivante fantasma del Pirata Barbanera nell’omonimo film dalla
                  Walt Disney del 1968? Questa è stata l’iniziale impressione durante
                  l’esclusivo incontro che il prof. Sergio Ferrari ha voluto concedere a
                  Symbols. Una splendida carriera all’interno dell’Ateneo Modenese e
                  Reggiano che lo ha portato, lui medico specialista nelle malattie del
                  sangue, poi ematologo dedicato alle biotecnologie con cattedra in bio-
                  logia cellulare, a diventare Prorettore, con la delega per le relazioni in-
                  ternazionali ed i progetti di internazionalizzazione di Unimore.

                  Fra gli impegni che si assunse nel 2013 il Magnifico Rettore due erano prioritari. Uno,
                  circondarsi di eccellenze e l’altro elevare Unimore ai vertici delle università d’Italia.
                  Sappiamo che, nel secondo caso, i risultati più che eccellenti che sta ottenendo il nostro
                  Ateneo sono merito del prof. Sergio Ferrari.
                  Quello che è difficile nel promuovere Unimore all’estero è dimostrare che la
                  nostra Università è diventata, tra le generaliste, rilevante sia per quanto riguarda
                  la didattica che la ricerca anche se non ha una reputazione accademica come
                  hanno invece le prime 100 università al mondo. È difficile entrare in questo tipo
                  di classifiche ma siamo presenti e messi bene nei ranking internazionali perché
                  su 26.000 università censite siamo nel primo 3%, quindi 700° posto nel ranking
                  del QS e quattrocentesimi in quella del Times. Sempre su 26.000 atenei! Questo
                  però cosa vuol dire? Che davanti a noi ci sono parecchie università che hanno
                  una reputazione accademica migliore. Allora promuovere l’Università di Mode-
                  na e Reggio Emilia a livello internazionale vuol dire dare impulso e conoscen-
                  za alle eccellenze che noi abbiamo. Questa è stata l’impostazione iniziale nel
                  presentare Unimore, perché siamo un’Università generalista che non eccelle
                  certo in tutti i settori ma in tanti decisamente sì. E quali sono questi settori? Ov-
                  viamente l’ambito meccanico e dell’automotive, perché l’Università di Modena
                  e Reggio Emilia si caratterizza per essere circondata da numerose piccole e me-
                  die industrie e tra queste molte sono meccaniche in generale e dell’industria
                  automobilistica in particolare. Per cui quando si dice all’estero che l’Ateneo di
                  Modena e Reggio Emilia collabora con Ferrari, Maserati, Lamborghini, Dallara,
                  Pagani, Toro Rosso ecc., ossia il mondo della F1 e delle supercar, la gente rima-
                  ne impressionata. L’altra eccellenza che noi abbiamo riguarda il settore agro-a-
                  limentare. Anche in questo settore abbiamo numerosissime aziende che sono
                  già presenti nei mercati mondiali (vedi, per esempio il Parmigiano Reggiano,
                  e il Lambrusco, gli insaccati ecc) che permettono di proporre tematiche di ri-
                  cerca importanti come controllo e qualità degli alimenti, controlli che, in paesi
                  come la Cina o il Vietnam o altri paesi africani, sono ancora piuttosto carenti.
                  Altre aree di eccellenza sono Medicina, Economia, studi linguistici e culturali,
                  Biotecnologia (vedi intervista a Michele De Luca) etc.

                  Cosa invidia alle grandi Università alle quali Modena si ispira?
                  Non invidio nulla. Il problema è solo di natura finanziaria ossia quello, cronico,
                  di investire nel sapere. Nel giro di cinque anni ho assistito all’evoluzione delle
                  Università cinesi che sono cresciute enormemente perché sono state super fi-
                  nanziate dal loro governo e grazie a ciò hanno impostato un’attività veramente
                  importante sia di ricerca che di didattica. Noi con pochi fondi (siamo penultimi   Il Prorettore Sergio Ferrari all'inaugurazione dell' 842° Anno Accademico


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