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Tecnopolo di Mirandola
Symbols incontra il Professor Aldo Tomasi e la sua equipe
Come è nato il Tecnopolo di Mirandola? alla Regione. Organizzammo inoltre vari incontri, ai quali parteciparono una
È nato dalla tragedia del terremoto dell’Emilia del 2012. Al tempo ero Rettore buona parte delle aziende biomedicali di Mirandola, dalle più grandi fino a
ma, ancora prima di essere Rettore, avevo collaborato con alcune aziende del quelle di medie/piccole dimensioni. Fino a quel momento non c’erano state
biomedicale e avendo il terremoto colpito in particolar modo le aziende di que- iniziative specifiche verso il biomedicale sia da parte regionale che universitaria.
sto settore sono andato a visitare le persone che conoscevo per constatare quale Inizialmente il progetto si pose questa domanda ‘cosa può servire alle aziende?’.
fosse la reale situazione. E da numerosi incontri con le aziende nacque l’dea del TPM (Tecnopolo di
Contemporaneamente sia Confindustria che Democenter avevano attivato cen- Mirandola). TPM è nato infatti sulle richieste delle aziende e con queste è stato
tri di risposta alla crisi causata dal terremoto. Sin dai primi giorni seguenti il costruito il progetto, cercando di capire quali figure professionali fossero utili,
primo terremoto, furono organizzati incontri con Giuliana Gavioli, rappresen- quali laboratori potessero servire per dare un contributo alla ripartenza, quali
tante di Confindustria ed Enzo Madrigali, Direttore di Democenter; fu inoltre le necessità di formazione del personale.
coinvolta anche la direzione delle scuole superiori di Mirandola ed il Comune Da parte mia ho cercato di coinvolgere in Università le persone che avevano
di Mirandola, nella figura del sindaco Benatti. più competenze in questo campo come il prof. Dominici, della Facoltà medica,
Nel giro di qualche mese si arrivò a sviluppare un progetto che fu presentato che aveva già realizzato una start up locale, prima attraverso l’Università, poi
diventata indipendente, e il prof. Rovati di
Ingegneria, esperto in sensoristica, anche
perché una delle richieste e domande mag-
giori era quella di poter sviluppare nuovi
sensori. Altre esigenze erano: test di bio-
compatibilità e competenze tossicolgiche.
Ogni apparecchiatura biomedicale che si
crea deve ottenere una certificazione che
passa attraverso numerosi test di biocom-
patibilità, ovvero dalla dimostrazione, attra-
verso varie prove (complesse e costose) che
queste apparecchiature non arrecano par-
ticolare danno al paziente. In precedenza i
test, più complessi venivano affidati a ditte
fuori regione.
Per la biocompatibilità abbiamo messo as-
sieme le mie competenze, essenzialmente
centrate sulla conoscenza della tossicologia
e di identificazione di sostanze chimiche, a
quelle del prof. Dominici che si occupava
di test che si basano su colture cellulari,
dando origine ad un centro di microscopia
e di biologia cellulare, con una particolare
conoscenza delle cellule staminali.
Da qui è nato il primo nucleo di intervento;
ognuno dei tre docenti ha selezionato un
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