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Intervista al Prof. Massimo Dominici, Mario Veronesi con la “tubistica” in materiale plastico, la norma ora ma una
Direttore del laboratorio di Biologia del TPM cosa avveniristica per i tempi in cui è nata; c’è stata poi la plastica funzionale ad
esempio i filtri per emocomponenti, ora da queste tecnologie dobbiamo creare
materiali intelligenti. Quindi questo è l’obiettivo mio e di tutto il Tecnopolo. Visto
Prof. Dominici, di che cosa si occupa il laboratorio che coordina? che questo materiale plastico è diffusissimo negli ospedali ed entra a contatto con
Noi siamo la componente cellulare del Tecnopolo, il gruppo del prof. Rovati vari materiali biologici di qualsiasi, l’idea è quella di sfruttare questa peculiarità
cura la parte ingegneristica-sensoristica, cioè dei materiali o del mattone se vo- per introdurre aspetti diagnostici; ad esempio modificare alcune caratteristiche
gliamo usare un paragone, il team del prof. Tomasi si occupa di verificare quan- introducendo sensori o substrati chimici che, ad esempio, cambino colore in pre-
to i mattoni sporcano e noi siamo il cemento cioè la parte che è tra i mattoni e senza di elementi patogeni.
serve per creare la casa. Naturalmente semplifico solo per far capire che noi vo-
gliamo che la componente cellulare diventi il tessuto o i tessuti che poi andiamo Quante persone siete in laboratorio?
a cementare per i nostri progetti di ricerca al servizio del distretto. Quindi l’idea Nel laboratorio c’è Elena Veronesi che è una ricercatrice che tra l’altro è stata
è stata quella di creare laboratori che uscendo fuori da punti diversi dell’Ateneo premiata recentemente con il Premio Ghirlandina per la sua attività al Tecno-
fossero raccolti in un luogo geografico vicino alle aziende sebbene relativamen- polo. Ci sono poi la dott.ssa Resca, la dott.ssa Petrachi, la dott.ssa Piccinno e poi
te lontano dall’Università per portare nel distretto di Mirandola quelle tecno- la Dr.ssa Strusi che è arrivata da poco dopo un’esperienza all’estero.
logie che secondo noi erano più utili al distretto. Non è da escludere che fra
cinque anni sarà necessario avere altre tecnologie per cui avremmo la necessità L’attività del Tecnopolo è in strettissima correlazione con l’attività del polo industriale
di avere altri docenti che si muoveranno e in qualche modo apriranno succur- mirandolese?
sali e laboratori di ricerca dell’Università nel distretto. Sincronizzarsi con le aziende non è semplice, un po’ perché sono aziende multi-
nazionali e quindi hanno quartieri generali all’estero. Abbiamo coinvolto decine
L’occasione è avvenuta nel caso del Tecnopolo di Mirandola, dopo il terremoto? di aziende in progetti sia piccoli che grandi, qualcuno con interventi di “problem
L’occasione è stata quella ma l’idea era già nell’aria da tempo soprattutto grazie solving”, altri invece con grossi progetti per sviluppare nuovi prodotti; si va quindi
a contatti con la Fondazione Democenter in particolare con Enzo Madrigali e da attività relative a “ho un problema risolvimelo” sino a “vorrei creare un prodot-
poi con il prof. Tomasi, allora Rettore. Un po’ perché quando tornai dagli Stati to, dammi una mano per crearlo”. Questo è stimolante ed allo stesso tempo tosto
Uniti nel 2004 incominciai ad esplorare il distretto, non essendo modenese e perché si va dal piccolo esperimento fino a una completa strategia aziendale di
non conoscendo le varie peculiarità di questa provincia che è incredibile perché sviluppo. Credo che i risultati veri del Tecnopolo si vedranno tra un paio d’anni
contiene dalla meccanica alla ceramica al biomedicale, tutti settori di altissimo li- quando l’attività del TPM sarà ben consolidata nel territorio.
vello. Ho cominciato ad esplorare il biomedicale conoscendo imprenditori come
Bellini, Gavioli e Mari. Ho visto che c’era un gap tra quello che si stava svolgendo Per voi supervisor è un impegno molto importante?
come ricerca nell’Università e quello che si stava facendo nelle aziende. Questo È un impegno strategico ed è legato alla necessità di dare stimoli di ricerca ai
mi ha portato a riflettere su come si potevano avvicinare queste due realtà, un po’ ricercatori ma anche al territorio, per non accontentarsi della routine per risol-
perché il distretto di Mirandola non faceva tanta ricerca e quindi non aveva tanto vere un problema ma provare a proporre qualcosa di diverso. Questo è il mag-
bisogno dell’Università e un po’ perché le multinazionali del distretto facevano giore impegno, non è per tutti ma credo che i risultati comincino già ad esserci.
ricerca altrove. Ritengo che in generale momenti ideativi qui a Mirandola siano
stati decine di anni fa, a parte qualche eccezione. Mentre oggi ci si concentra più Secondo Lei oltre al ‘materiale intelligente’ quale sarà la prossima sfida del biomedicale?
nella qualità dei prodotti e nella ricerca di una automazione che coniughi altissi- Il prossimo passo credo sia nella domiciliazione delle cure. Con questo voglio
ma velocità produttiva con standard elevati. Per cui vedendo tutti questi oggetti dire avere prodotti che in qualche modo possano essere gestiti a domicilio per
favolosi una sorta di questa ‘boutique della plastica’ ho cominciato a pensare a malattie croniche. Questo vorrà dire, oltre agli aspetti di sensori intelligenti,
come questa ‘boutique’ potesse essere utile a quello che facevamo noi, cioè svi- sia grandemente necessaria anche un’attenzione verso il paziente: non solo
luppare terapie a base di cellule, lavorare sui processi produttivi delle staminali a sensori che valutino il corretto funzionamento della macchina ma anche che
livello accademico ma anche a livello industriale. Parlando con gli imprenditori comunichino se il paziente stia bene dopo un determinato trattamento con
ho visto che c’era interesse, poi la crisi ha rallentato questo processo e paradossal- collegamenti dal domicilio all’ospedale. Questo credo possa diventare un punto
mente il terremoto ha dato una scossa al territorio facendo riemergere energie, importante: trasferire le cure dall’ospedale a casa con una tecnologia ci possa
E’ anche fortunatamente cambiata la contingenza economica e le multinazionali permettere di ridurre costi di ospedalizzazione, incrementare il confort del pa-
sono rimaste, anche per tali ragioni ora il Tecnopolo vuole essere un volano per ziente dando qualità di vita mentre ci si cura. In aree molto popolate del pianeta
portare ricerca, innovazione, nuovi prodotti e nuove aziende. Noi abbiamo bi- o con distanze enormi da coprire questa tipologia di trattamento in parte è già
sogno del biomedicale 3.0, ritengo che il primo biomedicale sia stato quello di in atto, però la strada è ancora lunga.
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